Panettone senza glutine: a Natale siamo tutti più buoni, ma stupidi no!
A Natale ci sentiamo liberi di mangiare tutto, quasi esistesse una deroga a qualsiasi regola nutrizionale. In questa euforia gastronomica generale, non rinunciamo a nulla, a partire dai dolci. Questo vale anche nel mondo dell’alimentazione gluten free, con il panettone senza glutine al centro delle attenzioni di tutti.

Negli anni precedenti mi sono dilettato negli assaggi comparati tra i vari panettoni gluten free che si trovavano in commercio, cercando tra questi i più buoni. Facendo un giro nei supermercati, ho visto che l’offerta è cresciuta anche quest’anno e i nomi più pubblicizzati dell’industria dolciaria hanno proposto i loro panettoni senza glutine. Insieme a questi, si trovano nel libero commercio anche i panettoni delle aziende specializzate nella produzione di alimenti destinati ai celiaci. Uno su tutti Nutrifree, un marchio che ha sempre “sfornato” panettoni senza glutine di buona qualità.
L’aspetto che mi ha positivamente sorpreso è stato l’abbassamento dei prezzi di questo panettone, che nel supermercato ho trovato a €5,99. Decido quindi di comprarne uno. Fin qui solo note positive, ma sono durate giusto il tempo di recarmi in farmacia per prendere un pacco di spaghetti. Qui noto i panettoni Nutrifree e mi accorgo che hanno una confezione diversa, molto più ricercata di quella del supermercato. Chiedo il prezzo e scopro che se volessi ritirarlo in farmacia, costerebbe (al Servizio Sanitario Nazionale) ben €11,90. Controllo bene la confezione e mi accorgo che il peso è identico a quello che avevo comprato poco prima al supermercato. Non ci penso due volte e faccio inserire anche il panettone nell’elenco delle cose da scaricare dal mio conto mensile, consapevole che con quella cifra avrei potuto prendere 1kg di farina e 1,5kg di pasta.


Corro a casa e verifico le differenze in etichetta. Tra i due cambia solo la presenza dei canditi in quello del supermercato, ma solo perché avevano terminato l’altro, che comunque aveva lo stesso prezzo. La lettura delle etichette non lascia dubbi, parliamo dello stesso panettone senza glutine!


Guardando le due confezioni vicine, si nota la differenza tra loro, che lascia intendere una forma del panettone diversa, con il cartone da supermercato più alto e meno largo alla base. Ma si tratta di una pura differenza di packaging. L’illusione dura il tempo di aprire le confezioni e mettere vicino i due panettoni coperti della sola pellicola trasparente.

Dato per certo che ci troviamo davanti allo stesso prodotto, confezionato in maniera diversa per i due canali di distribuzione, resta da fare una riflessione che da anni cerco di trasmettere a chi mi segue. Siamo certi che il buono mensile, che tutti i celiaci ricevono, sia un vantaggio per chi ne usufruisce? Io sono convinto di no e l’esempio di questo panettone senza glutine è la prova provata di quello che sostengo. Non voglio dare la colpa a Nutrifree, che è “vittima” di un sistema contorto, lontano dalle normali leggi di mercato, ma a tutta la macchina di erogazione degli alimenti senza glutine attraverso il buono mensile (€140,00 per gli uomini ed €99,00 per donne e bambini qui in Campania e molto simile nelle altre regioni italiane). Con questo metodo, i prezzi sono “calmierati” in alto a danno dei conti pubblici, che per questa sola spesa supera i 250 milioni di euro annui. Chi usufruisce realmente di questi soldi? I celiaci? Credo proprio di no e l’esempio di questo panettone senza glutine è assolutamente palese.
Cosa si può chiedere a Babbo Natale? L’eliminazione del buono mensile e un efficace utilizzo dei soldi pubblici per cose realmente utili ai celiaci.
Buona Natale
30 Dicembre 2017 @ 09:43
Ottima analisi e ben documentata, bravo davvero. Ma conclusioni affrettate ed errate ahimè! La verità è più semplice di quello che si possa pensare, partendo innanzitutto dai volumi: il supermercato compra migliaia di unità mentre il farmacia ne acquista poche unità. Il supermercato ne gestisce la logistica, la distribuzione e lo stoccaggio, la farmacia si vede arrivare il prodotto direttamente in negozio. Poi il modello di vendita: il supermercato acquista direttamente dal produttore mentre la farmacia passa da un agente e un distributore locale. Infine ulteriori singole ed infinte voci: il prodotto da farmacia potrebbe aver un marketing più spinto mentre quello per la grossa distribuzione potrebbe non averne bisogno. La differenza di prezzo è all’incirca quella rilevata: il doppio. È così per qualsiasi prodotto e settore, il motivo per cui le piccole botteghe chiudono ed i centri commerciali aprono. I produttori più attenti differenziano il marchio altri, meno saggi, non lo fanno.
30 Dicembre 2017 @ 10:21
La verità probabilmente è nel mezzo. Anche se è vero che il prezzo finale è condizionato dai volumi e dal tipo di acquisto effettuato (diretto per le catene dei supermercati e indiretto per i piccoli commercianti), è pur vero che i prezzi dei prodotti senza glutine, “erogati” tramite l’utilizzo del buono mensile, sono calmierati verso l’alto da un sistema bloccato. I negozi convenzionati, così come le farmacie, possono applicare uno sconto del 30% per la vendita dei prodotti, che non applicano in caso di acquisto col buono (informazione più che attendibile ricevuta in forma riservata). Questa aliquota dovrebbe essere il carico fiscale presente sui prezzi finiti per la sola erogazione del buono.
Questo vuol dire che l’eventuale “offerta”del supermercato (in questo caso 20%) riguarda l’utile del punto vendita, che nelle normali dinamiche è prassi consueta, specie quando si tratta di prodotti che fanno la specchietto per le allodole.
Purtroppo il mercato dei prodotti per celiaci è “drogato” dal buono mensile, che non permette una vera concorrenza e una selezione dei prodotti come avviene in un mercato libero.