Da qualche giorno il mondo della politica, nell’ambito dei tagli alla spesa pubblica, sta mettendo in serio pericolo la continuità dell’erogazione del ticket ai celiaci per l’acquisto degli alimenti senza glutine.
Questa notizia gira tra i vari organi di informazione dopo che nel nuovo documento tecnico delle Regioni per il Patto per la Salute si ventilava l’ipotesi della revisione dei vari ticket riguardanti le malattie sociali, tra le quali la celiachia. Dopo l’uscita di questa notizia c’è stata anche una nota dell’AIC per mettere in evidenza quanto sarebbe iniqua una decisione in questa direzione da parte del Governo.
Io personalmente credo che sia davvero assurdo ridurre questo ticket ai circa 120.000 celiaci italiani, visto che l’acquisto dei prodotti senza glutine non è una scelta di cui si può fare a meno, ma piuttosto è l’unico modo per potersi alimentare in maniera equilibrata, non essendoci cure alternative. Forse coloro che non hanno a che fare con i prodotti senza glutine non conoscono i prezzi di questi alimenti: farina per pane e pasta €6,50/kg, farina per dolci €6,50/kg, pasta €9,00/kg, fette biscottate €5,50 confezione 250g, crostini €4,00 confezione 150g, crackers €4,00 confezione 6x35g. Praticamente un patrimonio anche per chi ha un reddito medio. Immaginate come possa mangiare chi deve pagare di tasca propria questi prodotti, che ripeto non sono una scelta, ma un obbligo per potersi alimentare! Ci troveremmo difronte a persone che per risparmiare sulla spesa dovranno fare a meno dei carboidrati, non potendosi permettere prezzi così esosi.
Se proprio si vuole ridurre la spesa pubblica nel settore sanitario legato all’alimentazione, si incida maggiormente sugli alimenti cosiddeti “spazzatura” che sono responsabili di malattie (obesità, diabete alimentare, etc…) che si trasformano in costi per la pubblica amministrazione. Disincentivare l’acquisto di prodotti ipercalorici, non necessari per una corretta alimentazione, potrebbe essere un vero e proprio “investimento” per la Sanità Pubblica.
A volte essere meno miopi nell’amministrazione della cosa pubblica può essere il primo passo verso una vera riduzione dei costi.
Speriamo nel buon senso di chi ci governa.

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